Microspia a 220 Volt
Microspia a 220 Volt - seconda parte
Microspia a 220 Volt, seconda parte. Il microfono MIC è polarizzato mediante il potenziale stabilizzato dal diodo Zener DZ1 (con l’aiuto della resistenza di caduta R1) attraverso la R2; particolare rilievo assume l’elettrolitico C4, che filtra l’eventuale interferenza a 50 Hz dovuta alla vicinanza della rete evitando che giunga allo stadio di ingresso e che da questi venga amplificata insieme al segnale.
Il condensatore C5 consente l’accoppiamento con il T1, bloccando la componente continua di polarizzazione; lo stesso vale per C6, riguardo al circuito di collettore dello stesso transistor che lascia transitare il segnale audio verso l’ingresso BF dell’ibrido U2.
Osservate che i condensatori sono dimensionati per limitare la banda passante alle basse frequenze così da trattare bene la voce attenuando invece il ronzìo a 50 Hz. Il modulo TXFM audio (U2) lavora nella configurazione tipica, salvo che per la parte di preenfasi stavolta non utilizzata: al posto della rete di filtro passa-alto troviamo un partitore resistivo (R6/R7) che attenua il segnale uscente dal primo stadio prima di mandarlo al modulatore FM.
Notate che giocando sui valori dei due resistori si può aumentare o diminuire la sensibilità della microspia, lasciando inalterato il circuito di ingresso: più precisamente, aumentando R6 si ha una riduzione del livello e quindi della sensibilità, mentre riducendolo si ottiene il contrario, ovvero l’audio viene trasmesso con più intensità.
Eliminando la rete di preenfasi avremo un peggioramento del rapporto segnale/rumore del collegamento via-radio, tuttavia nella pratica abbiamo visto che il problema è di poco conto: è vero che senza di essa passano tutti i fruscii tipici della radioricezione, ma dovendo lavorare prevalentemente con la voce è sufficiente attenuare le alte frequenze sul ricevitore in modo da non ascoltarli, sentendo soprattutto quello che ci interessa. Del resto dobbiamo fare un dispositivo per l’ascolto a distanza, mica un impianto hi-fi. A proposito di ricevitore, per ascoltare quanto inviato nell’etere dal TX basta utilizzare uno dei due progetti proposti in passato ovvero il ricevitore per microspia oppure il ricevitore per diffusione sonora.
Il cablaggio della microspia da 10 mW
Entrambi questi progetti sono disponibili in scatola di montaggio e possono essere richiesti alla ditta Futura Elettronica di Rescaldina. La radiofrequenza modulata e trasmessa dall’ibrido TX-FM audio esce dal piedino 15, al quale va collegata un’apposita antenna trasmittente che potrà essere costituita anche solo da uno spezzone di filo (meglio se rigido) lungo 17 centimetri circa. E’ sconsigliabile adoperare antenne accordate o a stilo perché‚ nella pratica risulterà alquanto difficile piazzarle all’interno della scatola della presa, oltretutto già ben riempita, soprattutto se consideriamo che oltre al circuito vi saranno i cavi della rete.
Particolare importanza ha l’alimentazione della radiospia che, non essendo a batterie, garantisce un’autonomia infinita (salvo black-out ENEL!): è stato previsto un piccolo alimentatore che funziona con la tensione di rete facilmente prelevabile all’interno della scatola direttamente dai cavi della presa o altro frutto presente. Abbiamo in sostanza il solito trasformatore (da 2VA) con primario da rete 220V/50Hz, e secondario da 12V capace di erogare circa 180 milliampère, più che sufficienti per far funzionare entrambi i moduli, sia quello da 10 che l’altro da 400 milliwatt.
Il ponte di diodi PT1 raddrizza l’alternata BT e ricava impulsi sinusoidali che poi C1 livella trasformandoli in una tensione continua. Il regolatore integrato U1 pensa a stabilizzare poi il tutto ottenendo 12 Vcc che, ulteriormente filtrati dall’elettrolitico C2, raggiungono il resto del circuito tramite un filtro L/C passa-basso formato dall’induttanza L1 e dal condensatore C3: questi ultimi servono a bloccare eventuali fughe di radiofrequenza dalla microspia verso il 7812, che diversamente potrebbe autooscillare, e ad eliminare i disturbi impulsivi che talvolta passano per la rete ENEL e che potrebbero presentarsi nel circuito audio.
Microspia a 220 Volt - la versione più potente
Quanto detto finora descrive dettagliatamente la microspia base, cioè quella con potenza di uscita di 10 mW; vediamo adesso l’altra, quella potenziata in grado di coprire distanze maggiori (fino ad un chilometro), che sostanzialmente è la stessa cosa, ma ha in più un modulo booster montato direttamente all’uscita RF del TX-FM audio. Se diamo un’occhiata al relativo schema elettrico possiamo rendercene subito conto: abbiamo il solito microfono che capta l’audio, T1 che lo amplifica, l’ibrido U2 che viene modulato dalla BF e produce un segnale a radiofrequenza uscente ancora dal piedino 15. La differenza sta proprio qui: infatti non vi è subito collegata l’antenna trasmittente, ma tale pin si trova direttamente connesso all’entrata di un amplificatore ibrido anch’esso - operante in UHF e capace di erogare fino a 400 milliwatt di potenza R.F. su un carico da 50 ohm di impedenza. Si tratta del booster PA433, un modulo Aurel studiato appositamente per essere accoppiato con il TX-FM audio o con altri TX a 433 MHz: anche questo è montato nella configurazione tipica già vista nel fascicolo n. 30, con la sola differenza che diamo lo stato logico 1 per l’abilitazione mediante un partitore, risparmiando il diodo Zener. Nella pratica vedete che U3 riceve il segnale RF al piedino 2, e lo restituisce amplificato dal 14, al quale viene connessa l’antenna trasmittente; al pin 5 giungono i 12 volt dell’alimentazione, mentre il 10 (TX enable) viene attivato con il livello alto fornito tramite R8/R9. I piedini 1, 4, 6, 9, 11, 13, 15 rappresentano le connessioni di massa per tutte le altre parti del modulo e per gli schermi. Per poter funzionare correttamente la radiospia richiede un’antenna accordata a 433 MHz o quantomeno uno spezzone di filo lungo 17 cm posto attorno alla scatola della presa, o disteso in una canalina libera da altri cavi. In ogni caso bisogna evitare di accendere il TX senza carico, perché‚ il booster (in questo caso la potenza in gioco è quasi mezzo watt!) potrebbe danneggiarsi.